Mese: Novembre 2014

Ukiyo-e

L’Ukiyo-e è un genere di stampa artistica xilografica giapponese che permette una grande varietà di toni e sfumature di colore, essendo prodotta tramite l’impressione di molteplici matrici in legno (ognuna delle quali stampa almeno un colore) in un unico soggetto.

Il termine Ukiyo-e significa letteralmente “immagine del mondo fluttuante”, di un mondo in continua mutazione. La parola è anche un allusione al termine omofono “mondo della sofferenza”, il ciclo continuo di morte e rinascita, al quale i buddisti cercano di sottrarsi conseguendo l’illuminazione.

Le parole dello scrittore giapponese Asay Ryoi spiegano bene il significato di questo termine:

“Contemplare gli spettacoli naturali della luna, della neve, della fioritura dei ciliegi e delle foglie di acero, il gusto di cantare canzoni, bere sakè e provare piacere soltanto nel fluttuare, lungo la corrente del fiume come un secco guscio di zucca.”

I primi rudimenti della stampa arrivano dalla Cina in epoca medievale ed hanno una prima diffusione tra i monaci buddisti. Il genere assume la sua connotazione nell’epoca Edo (1600) grazie alla diffusione dei mercanti, alla creazione di libri illustrati e ai cartelloni del teatro kabuki.

All’inizio veniva usato solo inchiostro cinese in stampe monocrome, in seguito alcune stampe vengono dipinte manualmente, fino a quando nel XVIII secolo Suzuki Harunobu sviluppa la tecnica della stampa policroma per produrre nishiki-e.

Questo genere di stampa era destinato a chi non si poteva permettere dei veri quadri  perché erano economici, essendo prodotti in massa. Gli ukio-e rappresentavano principalmente soggetti tratti dalla vita cittadina delle classi sociali più basse come cortigiane (con scene sessualmente esplicite che causavano a volte sanzioni e condanne ad artisti ed editori), ritratti femminili, lottatori di sumo e attori del teatro Kabuki, impegnati nel loro lavoro e fuori dalle scene, oltre a soggetti naturali come paesaggi, fiori, insetti e animali.

La storia degli ukio-e si può dividere in due parti: la prima è il periodo Edo, dalle loro origini fino al 1867 circa, quando nasce l’era Meiji che durerà fino al 1912. Il periodo Edo, essenzialmente calmo, costituisce l’ambiente per la fioritura di quest’ arte nella sua forma commerciale, mentre il periodo Meiji è caratterizzato dalle nuove influenze dovute all’ apertura del Giappone all’ Occidente.

Nel XVIII secolo, con la nascita della stampa policroma, vengono prodotti gli ukio-e più famosi da grandi artisti dell’ epoca, come Utamaro, Hokusai, Hiroshige e Sharaku. Alcuni di questi artisti raffigurano temi naturali, come la famosa Grande Onda che fa parte delle “36 vedute del monte Fuji” di  Hokusai (1831), o le “100 vedute di Edo” di Hiroshige (1856-58), mentre altri sono famosi per i ritratti femminili, come i bijin-ga di Utamaro o i ritratti di attori del teatro Kabuki di Sharaku, che col loro innovativo realismo gli alienarono l’ambiente artistico di Edo, ma lo fanno ora considerare il primo artista giapponese “moderno”.

Nello stesso periodo viene introdotto l’uso della prospettiva grazie ai contatti con l’occidente attraverso le opere di artisti quali Canaletto, Guardi e Polo Uccello, mutando definitivamente lo stile degli ukiyo-e.

Nel 1868, in seguito alla Restaurazione Meiji (l’apertura del Giappone verso l’ Occidente), comincia il declino degli ukiyo-e che vengono gradualmente rimpiazzati dalla fotografia. Dalla Germania arrivano i colori chimici all’anilina che rimpiazzano i colori vegetali usati nella tradizione e abbassano la qualità delle stampe. Il cambiamento nella società giapponese, durante la sua occidentalizzazione, rendono gli ukiyo-e fuori moda nel loro paese di origine, mentre all’estero acquisiscono fama crescente, fino ad influenzare movimenti artistici come l’Art Nouveau e l’ Impressionismo (questa influenza viene chiamata giapponismo).

Tra gli artisti in cui possiamo notare maggiormente l’ influenza dell’arte Giapponese ci sono Edgar Degas, Vincent Van Gogh, Henri de Toulouse-Lautrec, Paul Gauguin, Claude Monet, Edouard Manet, Pierre-Auguste Renoir, Camille Pissarro e Gustav Klimt.

Le caratteristiche dell’arte giapponese più evidenti nelle opere degli artisti che da essa sono stati ispirati sono la rappresentazione bidimensionale, data dall’ uso di colori piatti, contrastanti sullo sfondo, senza chiaroscuro ma comunque dinamica, con linee curve e sinuose che danno l’idea del movimento, oltre al taglio fotografico della costruzione dell’ opera e l’uso della prospettiva essenziale.

Oltre al campo artistico, l’ arte giapponese influenza anche la musica. Claude Debussy compose il suo poema più conosciuto, La Mer, prendendo ispirazione dalla Grande Onda di Hokusai (dalle “36 vedute del monte Fuji”), che divenne poi la copertina dell’ edizione del 1905.

Nel XX secolo l’ ukiyo-e torna di moda attraverso i movimenti shin hanga e sosaku hanga.

Il movimento shin hanga (letteralmente “nuove stampe”) è ispirato dall’ Impressionismo Europeo e mira ad incorporare elementi occidentali come gli effetti di luce e l’espressione di stati d’ animo individuali, sviluppando comunque temi strettamente tradizionali.

Il movimento sosaku hanga (letteralmente “stampe creative”) segue il concetto occidentale di arte come il prodotto dell’ artista, che deve essere coinvolto in ogni stadio della produzione, andando contro il processo tradizionale di produzione e stampa dell’ ukiyo-e, che vedeva impiegate persone diverse e fortemente specializzate.

Gli ukiyo-e vengono prodotti ancora oggi.

PROCEDIMENTO TECNICO:

  • L’artista crea il disegno originale con l’ inchiostro
  • L’assistente crea una traccia del disegno originale
  • Gli artigiani incollano la traccia del disegno a testa in giù sulla matrice in legno, incidendo le parti in cui la carta non è stata disegnata e lasciando intatta la superficie del legno dove si presentano i segni
  • Il blocco viene inchiostrato e stampato producendo delle copie del disegno originale
  • Queste stampe venivano a loro volta incollate a faccia in giù su altre matrici in legno che venivano scavate lasciando intatta la superficie corrispondente alle aree che dovevano essere di un determinato colore nella stampa finale. Ognuna di queste matrici stampa almeno un colore
  • La serie di matrici viene inchiostrata e stampata sovrapposta una all’altra creando nella stampa finale linee e sfumature di diversi colori, a volte imprimendo più di una volta una matrice per dare più profondità al colore.

Fonti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Ukiyo-e
http://www.elapsus.it/home1/index.php/arte/artisti/832-il-mondo-fluttuante-delle-stampe-giapponesi-ukiyo-e
http://www.cultor.org/Orient/Ukiyo/UkiyoE/42/index.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Toshusai_Sharaku
http://it.wikipedia.org/wiki/Giapponismo

 

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