Mese: Marzo 2014

Huck Scarry – Diario Veneziano

Huck Scarry (il cui vero nome è Richard McClure Scarry) è figlio d’arte di Richard Scarry (http://it.wikipedia.org/wiki/Richard_Scarry), famoso illustratore e autore di libri per l’infanzia.

Huck Scarry è nato nel Connecticut nel 1953, vive e lavora a Vienna. Completati gli studi in una scuola di grafica a Losanna, ha vissuto a Parigi, New York e Venezia.

Il nome che usa solitamente per firmare i suoi lavori è Huck, il soprannome di Huckle Cat, uno dei più ricorrenti personaggi di Busytown, una città immaginaria abitata da un assortimento di animali antropomorfi, descritta in vari libri per bambini del padre.

Quando Huck lavora con lo stile del padre, invece si firma Richard Scarry.

In questo articolo desidero parlare del suo libro “Diario Veneziano”,del 1993,  che contiene una serie di acquerelli e disegni a matita di Venezia, e che mi è stato e continua ad essere di grande ispirazione per i miei lavori.

 

Il libro è nato raccogliendo schizzi a matita e dipinti ad acquerello, prodotti percorrendo calli e canali della famosa città lagunare, come racconta lui stesso nell’introduzione al libro: “Ogni volta che potevo, prendevo la mia scatola di colori, il mio album da disegno e il mio seggiolino pieghevole e andavo a dipingere per le stradine di Venezia e in laguna. I disegni riempirono la mia cartelletta e diventarono l’inizio del mio diario veneziano…”

Gli acquerelli che si possono ammirare in questa formidabile raccolta sono leggeri e veloci, eppure accurati e di preziosa fattura, ci trasportano nella magia di una città tra le più raccontate eppure ancora misteriosa per la molteplicità dei suoi volti.

Lo sguardo dell’artista riesce a cogliere nuovi misteri anche quando osserva soggetti conosciuti e ipersfruttati dalle “cartoline” di Venezia, attraverso un diverso punto di vista, dando nuova vita ad oggetti inanimati che sembrano respirare nei soffusi colori pastello, nel gioco di sole ed ombra sui muri scrostati e sui vecchi marmi, nei riflessi multicolori del mondo sull’acqua antica di Venezia.

Altra parte importantissima di questo libro sono i disegni a graffite, leggerissimi ma di forte carattere, così semplici eppure perfetti nel raccontare la forte complessità dell’architettura veneziana, dei suoi ponti, camini e pozzi.

Consiglio vivamente questo libro a chi ama l’arte e i bravi artisti, a chi ama Venezia anche senza conoscerla e a chi, come me, ama, conosce e vive ogni giorno la città più bella tra tutte.

Per finire, mi auguro che tra tutte le persone che ogni giorno si fermano per calli e campielli a ritrarre scorci e vedute di Venezia, presto qualcuno ci regali un altro libro così bello.

 

Fonti

http://en.wikipedia.org/wiki/Richard_Scarry

http://it.wikipedia.org/wiki/Richard_Scarry

http://en.wikipedia.org/wiki/Busytown

Introduction: “Diario Veneziano”, Huck Scarry, Arnoldo Mondadori Editore 1993

Incisione – parte #3

LITOGRAFIA

La litografia è una tecnica di stampa attraverso l’uso di una lastra di calcare. Il componente principale di questo tipo di pietra è il carbonato di calcio, che ha la proprietà di modificare in superficie la sua composizione chimica a contatto con gli acidi e di accogliere facilmente le sostanze grasse. Grazie a questa proprietà, è possibile creare sulla superficie della pietra zone con diverse proprietà fisico-chimiche: igroscopiche, che attraggono e trattengono l’acqua, ma respingono gli inchiostri grassi-resinosi; grasse, che respingono l’acqua ma trattengono gli inchiostri.

Per preparare la matrice di pietra si possono utilizzare due metodi: quello chimico e quello fisico. Tra gli altri, le tecniche di litografia a matita o a pennello appartengono al metodo chimico; la litografia incisa e la litografia a sbalzo appartengono al metodo fisico. In questo articolo tratterò solo le tecniche che ho usato personalmente per produrre le mie opere.

 

LITOGRAFIA A MATITA E LITOGRAFIA CRAYON

Inizialmente, la pietra è liscia e pulita pulendola con un’altra pietra, una volta smussati gli angoli. Una volta asciutta, si procede disegnando con una matita o un pastello litografico direttamente sulla pietra. In questo modo si ottengono le stampe molto simili a disegni a matita, con ombreggiature e chiaroscuro.

Una volta terminato il disegno, spolverare la superficie della lastra con talco fine e passare all’incisione della matrice, stendendo su tutta la pietra una soluzione di gomma arabica e acido con un pennello largo e lasciandola asciugare per almeno 12 ore.

I passi successivi consistono nel lavare l’acido dalla pietra e stendere un sottile strato di gomma arabica per proteggere le parti della pietra che rimarranno bianche.

Con una soluzione di trementina e olio si controllano le zone della matrice disegnate con la matita o il pastello, togliendole, e si passa un sottile strato di “litofina” (una miscela di catrame e trementina), che, penetrando nelle zone precedentemente disegnate, le rende ancora più grasse e quindi facilmente colorabili.

Dopo l’asciugatura, si spolvera di talco, rendendo la pietra una matrice pronta per essere stampata con una pressa litografica.

 

LITHOGRAFIA A PENNELLO

Nella tecnica della litografia a pennello, la preparazione della pietra è la stessa descritta sopra, con la differenza che il disegno è fatto sulla pietra con il pennello e con l’inchiostro litografico. Per ottenere varie tonalità di colore, è opportuno diluire l’inchiostro con un po’ d’acqua. In questo modo, la matrice riporterà sulla stampa litografica un effetto molto simile ad un dipinto, con i gesti e la varietà di segni che questo potrebbe dare.

Per ottenere una buona varietà di tonalità, dal nero più chiaro al nero più profondo, la pietra deve essere trattata con un sale neutro solubile. Il resto della lavorazione della matrice è la stessa descritta sopra per la tecnica a matita o a matita.

Incisione – parte #2

2. CALCOGRAFIA

L’incisione su rame è una tecnica di stampa “cava”. I segni incisi sulla lastra prendono il colore e lo trasferiscono sulla carta durante il processo di stampa, mentre le aree della matrice che non sono state lavorate mantengono il colore della carta. In questo modo, i segni realizzati sulla matrice diventano direttamente i segni che verranno stampati su carta.

La matrice calcografica è una lastra di metallo (rame, zinco, ottone, ottone, alluminio) che può essere più o meno dura, e che può essere lavorata direttamente (in questo caso la forza della mano, con l’aiuto di punte metalliche, incide la matrice) o indirettamente (qui invece l’acido corrode e scava il segno sulla lastra).

PUNTASECCA

La lavorazione in maniera diretta, detta puntasecca, consiste nell’incidere la lastra con una punta dura che, opponendosi con più o meno forza, solleva le barbe (piccole creste di metallo corrispondenti alla scanalatura creata). Queste creste, insieme al segno inciso, mantengono il colore durante la fase di inchiostrazione e creano un effetto speciale e riconoscibile.

Casa veneziana nel sestiere di Castello – Puntasecca

La lavorazione in modo indiretto che fa uso di acidi e si diffonde in modi diversi, spesso utilizzati insieme, che daranno risultati diversi. I due processi principali che ho sperimentato sono: acquaforte e acquatinta.

ACQUAFORTE

Usiamo questa tecnica per ottenere i segni sul foglio. La matrice metallica, dopo essere stata pulita e lucidata, viene protetta con una speciale vernice che impedisce all’acido di agire su tutta la superficie.

Grazie ad una punta, sulla matrice sono tracciati dei segni che la privano della sua protezione. Una volta che la lastra è immersa nell’acido, questi segni saranno soggetti all’azione corrosiva dell’incisione metallica nel metallo, più o meno in profondità, a seconda del tempo di esposizione in acido.

Si possono ottenere intensità diverse nei vari segni della stessa lastra, procedendo con varie morsure (in bagni di acido) e proteggendo con la vernice i segni che si vogliono alleggerire.

 

Canal Grande – Vista dal Ponte dell’Accademia – Acquaforte

 

ACQUATINTA

Questa tecnica viene utilizzata per ottenere tonalità di diversa intensità sulla piastra. Anche in questo caso la lastra deve essere protetta dall’azione corrosiva dell’acido, ma a differenza dell’acquaforte non si utilizza vernice, ma una polvere finissima stesa uniformemente sulla superficie metallica.

Successivamente la lastra viene riscaldata e la polvere si scioglie su di essa, proteggendo e permettendo all’acido di agire simultaneamente sul metallo in modo controllato.

Per ottenere diverse intensità è sufficiente proteggere le zone del foglio che si desidera mantenere più chiare stendendo uno strato di vernice protettiva e lavorando con varie morsure.

Un’alternativa all’uso di polvere speciale è quella di stendere uno strato uniforme di vernice spray sulla piastra.

 

Ponte Chiodo – Acquaforte + Acquatinta

MANIERA A ZUCCHERO

L’altra tecnica che ho usato nel mio lavoro è la cosiddetta maniera a zucchero, che permette di ottenere un effetto simile all’acquerello.

Questa tecnica consiste nel dipingere la lastra con un pennello imbevuto di una speciale soluzione zuccherina, e una volta asciutta la lastra viene ricoperta da un sottile strato di vernice protettiva. Successivamente si versa acqua calda sulla lastra che separa la vernice dalle zone trattate solo con la soluzione zuccherina e si procede alla protezione delle zone esposte come nell’acquatinta (con speciale polvere fine o vernice spray).

A questo punto la piastra viene immersa come di consueto in acido e si procede con le varie morsure.

Pesce – Acquaforte + Maniera a zucchero

Fonti

Incisione – parte #1

In questa serie di articoli cerco di spiegare, a chi non le conosce, le tecniche che ho utilizzato personalmente per produrre i miei lavori e cerco di condividere il fascino dell’incisione nella produzione di opere uniche.

Cercherò di essere il più succinta possibile, cercando di non annoiarvi con troppi termini tecnici, e condividere la mia esperienza creativa attraverso la conoscenza del processo creativo. Spero di potervi aiutare a capire il lavoro necessario per creare un’incisione e farvi apprezzare la bellezza che si può percepire. Se siete curiosi e volete saperne di più, i link delle fonti che troverete in fondo alla pagina vi saranno molto utili.

Le tecniche che ho utilizzato nella creazione delle mie incisioni sono suddivise in tre categorie e prendono il nome dal materiale utilizzato come matrice (la matrice è il supporto che viene elaborato e poi inchiostrato e stampato sul foglio di carta):

XYLOGRAFIA: dal greco XILON (legno) è l’incisione diretta su una tavola di legno. Una variante è la Linoleografia, l’incisione diretta di una lastra di linoleum.

CALCOGRAFIA: dal greco CALCO (rame) è l’incisione diretta (o attraverso gli acidi) di una lastra metallica.

Campo della Maddalena – Calcografia

LITOGRAFIA: dal greco LITHOS (pietra) è l’incisione a matita (o inchiostro litografico) di una lastra di pietra.



1. XILOGRAFIA E LINOLEOGRAFIA
La xilografia e la linoleografia sono tecniche di rilievo. La superficie della lastra è quella che riceve e trasferisce il colore al foglio di carta; i segni incisi rimangono bianchi. In questo caso, il disegno deve essere sviluppato in negativo, immaginando che i segni incisi siano spazio bianco che lascerà a nudo la carta dopo la stampa, e le parti che non sono state rimosse della lastra come i segni colorati che compongono il disegno.

L’incisione diretta (senza il supporto di acidi) del foglio di legno (o linoleum) viene eseguita con scalpelli e sgorbi di varie forme, seguendo il disegno precedentemente tracciato sulla lastra, considerando che la stampa sarà speculare rispetto ai segni visibili sulla lastra. Il blocco può essere in filo di legno (un pannello di legno tagliato nel senso della fibra) o in testa di legno (quando il pannello di legno viene tagliato nella direzione perpendicolare alla fibra).

La lastra di linoleum è una tavoletta -appunto- di linoleum, un materiale moderno composto da una miscela di olio di lino, resine, polvere di sughero e legno che giace su un grande appezzamento di canapa.
Il blocco xilografico e la linoleografia vengono stampati attraverso il rullo inchiostratore della lastra e l’utilizzo di una macchina da stampa, una pressa verticale piana o una rotocalcografia a rulli, seguendo l’accorgimento di posizionare due guide ai lati del piano della pressa, dello stesso spessore della lastra.
Questa tecnica è adatta allo sviluppo di opere estremamente grafiche, con segni chiari e forti e, dove la pressa utilizza un’unica matrice, mentre si può ottenere un lavoro molto più dettagliato, con diversi colori e sfumature di chiaro e scuro, quando la pressa è ottenuta mediante l’utilizzo di più matrici stampate una sopra l’altra, facendo attenzione a sovrapporsi perfettamente.

Fondamenta Ca’ Balà – Linoleografia

Fonti

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