La celebrazione del carnevale deriva da festività molto antiche, quali le dionisiache greche e i saturnali romani, dove per un periodo di tempo limitato venivano meno gli obblighi sociali e le gerarchie.
Da un punto di vista religioso e storico il carnevale rappresentava un momento di rinnovamento simbolico dell’ordine sociale tramite il caos di un periodo circoscritto.
Come l’impero romano, anche la Serenissima a Venezia aveva bisogno di dare uno sfogo alla sua popolazione: con l’uso di maschere e costumi si aveva un livellamento dei ceti sociali e dei sessi, dove chiunque poteva essere qualcosa di diverso da sè stesso.
L’anonimato rendeva libero il popolo, concedendo uno sfogo dalle tensioni e dai malumori.
Essendo legato alla celebrazione della Pasqua, il Carnevale non ha una data fissa, anche se la parte principale dei festeggiamenti si concentra tra il giovedì grasso e il successivo martedì grasso che segna la sua fine, con l’inizio della Quaresima.
Il Carnevale a Venezia ha origini antichissime, con la sua prima testimonianza in un documento del Doge Vitale Falier del 1094, dove si parla di divertimenti pubblici: il Senato della Repubblica dichiarerà ufficialmente che il Carnevale di Venezia è una festa pubblica in un editto del 1296.
Con l’uso dei fondamentali travestimenti, a Venezia nasce un nuovo mestiere, quello del commercio di maschere e costumi, a partire dal 1271.
La libertà dell’anonimato durante il Carnevale tuttavia ha dato la possibilità di commettere reati di varia natura, tanto che nel 1339 un decreto vietò di circolare mascherati durante la notte..